
27 Feb La fatica di scegliere
Autore: Samuel Gentile
Il peso delle influenze esterne (o interne) sul processo decisionale
Autore: Davide Perale
Tempo di lettura: 2 MINUTI
Quando si fa strategia per la propria azienda ci si trova davanti ad innumerevoli scelte che possono indirizzare il proprio business e influenzarlo profondamente.
Proprio per questo motivo chi in azienda ricopre una posizione manageriale dovrebbe sapere da cosa è condizionato quando sceglie.
Sin dalla notte dei tempi, ogni giorno siamo sottoposti a scelte su scelte, decisioni su decisioni. La stessa complessità della vita sociale umana si può in parte attribuire alla scelta. Abbiamo imparato a muoverci per intraprendere percorsi diversi, interpretando segnali e prevedendo le conseguenze di ogni singola azione. Oppure, abbiamo sviluppato scorciatoie mentali come le abitudini o i processi automatici, che ci permettono di agire senza neanche accorgercene.
Ma non è così semplice. Quello della scelta è considerato un momento stressante e gravoso, poiché richiede la capacità di valutare e classificare le opzioni. In diversi articoli scientifici si afferma che la contemplazione delle alternative e la selezione tra di esse è un atto psicologico significativo e faticoso: pare che la scelta non sia impegnativa solo per via delle responsabilità legate ai risultati o per la valutazione delle opzioni, ma perché il processo di scelta va ad assorbire alcune preziose risorse di energia.
Gli studi più recenti, infatti, suggeriscono che attività come iniziare e controllare le proprie azioni, regolare ed equilibrare i propri processi vitali e, appunto, operare delle scelte provengono tutte dalla stessa funzione esecutiva mentale, la quale si indebolisce facilmente.
L’atto della scelta, intesa come consapevole classificazione delle alternative, comporta quindi uno stato di impoverimento dell’ego, che si rende manifesto nel depauperamento di tutti i processi derivanti dalla stessa funzione esecutiva mentale.
Eppure la non-scelta non risparmia la fatica: anche quando le persone delegano la scelta a qualcun altro, lo sforzo che compiono per adattare il proprio pensiero alla scelta presa da altri va ad indebolire l’efficienza del modello mentale. La diretta conseguenza del progressivo indebolimento della funzione esecutiva è un aumento della tendenza del soggetto a semplificare le decisioni che, invece di seguire un processo critico di approfondimento delle tematiche, vanno a confermare lo status quo. In questo modo avviene il paradosso di decidere senza scegliere, proseguire nella strada in cui ci si trova senza aver valutato le altre possibili vie.
È quindi necessario essere consapevoli che la deliberazione, assieme ad altre funzioni che possono apparire automatiche, comporta un consumo di energie. Prendere atto di questi limiti consente di applicare dei comportamenti correttivi: stressare troppo i nostri modelli mentali significa stressare il nostro modello di business, perché solo un approccio guidato da scelte lucide e ponderate dà luogo ad una strategia valida.
Perciò è fondamentale riuscire a darsi un metodo anche nell’effettuare le scelte, fare attenzione a non sovraccaricare e, piuttosto, darsi il tempo di recuperare le forze. Per fare strategia, la prima azione giusta è quella di darsi l’opportunità di scegliere meglio.
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